Dentro a un casinò sembriamo tutti uguali, o quasi. In verità, tra i milioni di appassionati di gioco ci sono anche personaggi molto famosi, dello spettacolo e dello sport, che amano confondersi tra i giocatori comuni per coltivare le proprie passioni. Raccontiamo oggi storie di sportivi appassionati di gioco, campioni famosi e con portafogli molto pesanti.
Anche chi non segue il basket conosce Michael Jordan, unanimemente considerato come il miglior giocatore di pallacanestro della storia. Stelle di tale grandezza faticano a tenere nascosto il proprio privato, e infatti già ai tempi in cui giocava era nota la passione di Jordan per il gioco d’azzardo. Anzi, circolava la voce che il suo primo ritiro, avvenuto alla fine del 1993, fosse in qualche modo dovuto ai suoi problemi col gambling. Tale circostanza è stata poi smentita più volte non solo dal diretto interessato, ma anche dall’allora commissioner NBA David Stern. Michael Jordan aveva smesso perché ancora colpito dalla morte del padre, assassinato qualche mese prima da due malviventi che lo avevano derubato, e perché aveva perso gli stimoli per giocare. Quasi due anni dopo “his airness” sarebbe poi tornato sui suoi passi, in tempo per vincere altri tre titoli NBA ed entrare ancora più nella leggenda del basket.
In tutto questo lui non ha mai negato di amare il gioco, né ha mai smesso di giocare d’azzardo. Tra i suoi giochi preferiti c’era sicuramente il blackjack, ma in verità Jordan amava scommettere sulla qualunque, in particolare sulle sue partite a golf contro qualunque avversario. L’unica cosa che Michael ha sempre tenuto a precisare è che non ha mai giocato un centesimo sulla pallacanestro e sulle partite NBA, anche perché questo era ed è vietatissimo dal regolamento della lega.
Nella recente serie Netflix “The Last Dance”, che racconta la sua epopea con i Chicago Bulls, Jordan ritorna sull’argomento: “Se avevo un problema di gioco? Assolutamente no, perché di giocare d’azzardo potevo smettere in qualsiasi momento. La mia era più una dipendenza dalla competizione: avevo un problema di competitività”.
Quanto dichiarato da Michael Jordan su quella sorta di “dipendenza dalla competizione” rispecchia quanto accaduto a diversi altri sportivi, che una volta smessa la carriera agonistica si sono tuffati sul gioco per cercare proprio si sfogare quella indole competitiva che tutti i grandi campioni hanno, e che certo non finisce di esistere con il termine della carriera. Un esempio famoso è ad esempio quello di Boris Becker (foto di copertina), fra i tennisti più forti al mondo tra gli anni ’80 e ’90, che poi decise di provare la carriera di giocatore di poker professionista. Era la fine degli anni 2000 e il poker era in fase di boom un po’ in tutto il mondo.
L’avventura di Becker al tavolo verde però non fu di quelle memorabili, per una ragione ben precisa: la mancanza di talento. L’indole competitiva è importantissima e serve all’individuo per sfidarsi ad andare oltre i propri limiti, ma non basta da sola a colmare eventuali lacune di preparazione tecnica o di esperienza. Ancora oggi troviamo Boris in qualche evento di poker live a misurarsi con i più forti giocatori al mondo, ma senza la velleità di diventare uno di loro.
Questa velleità invece l’ha manifestata e sbandierata ai quattro venti un calciatore in attività: Neymar jr, forse il più famoso tra gli sportivi appassionati di gioco oggi. In una recente intervista, il fuoriclasse brasiliano ha rivelato che alla fine della sua carriera di calciatore intraprenderà quella di giocatore professionista di poker online, disciplina in cui si cimenta saltuariamente, cogliendo anche qualche successo. Il suo amico Andre Akkari, brasiliano come lui e tra i pokeristi carioca più noti, dice che Neymar potrebbe farcela davvero. Ma probabilmente lo ha detto anche spinto dal rapporto stretto che ha con l’attaccante del PSG e della nazionale brasiliana.
Tra i campioni dello sport con una particolare predilezione per il gioco d’azzardo non poteva infine mancare Tiger Woods. Woods non è solo uno dei più forti giocatori di golf della storia, ma è anche tra gli atleti più ricchi nella storia dello sport. Tiger è stato il primo a superare il miliardo di dollari guadagnati tra vittorie sportive e sponsor, già nel 2014. Non sorprende, dunque, che Tiger Woods sia noto anche per essere un giocatore high stakes di blackjack. Ospite frequente e riverito di vari casinò statunitensi, Woods gioca cifre incredibili praticamente per tutti noi comuni mortali, qualcosa come 25.000 dollari per ogni singola puntata. Ma c’è chi giura di averlo visto puntare anche cifre maggiori. Chissà se al buon Tiger i casinò permetteranno cose vietate al resto dei clienti, come ad esempio contare le carte a blackjack..
I quattro di cui abbiamo parlato oggi rappresentano solo una piccola parte di campioni sportivi dediti o comunque appassionati di gioco d’azzardo, in ogni sua forma. Fra gli altri ricordiamo giocatori NBA di ieri e di oggi come Charles Barkley e Russell Westbrook, ma anche diversi calciatori del presente e del passato. Il rapporto col gioco delle stelle dello sport e del calcio può essere anche molto equilibrato, come per esempio dimostra il caso di Francesco Totti, l’ex pupone per un certo periodo testimonial di una poker room italiana. Anche Cristiano Ronaldo ha fatto da poker testimonial per qualche anno, e CR7 continua saltuariamente a cimentarsi nel poker, nei periodi di vacanza.
In generale comunque capitano spesso casi di ragazzi giovani che si ritrovano improvvisamente con moltissimi soldi a disposizione, e magari non sanno davvero come spenderli. Rimase nella storia quella volta in cui un giovane Wayne Rooney perse 500mila sterline in un solo giorno, in un casinò di Manchester. Evidentemente qualcuno doveva ancora dare al “Wonder Boy” qualche lezione di gestione del bankroll.
Battute a parte, a volte quello del gioco può diventare un problema e c’è chi ha pensato a delle soluzioni. L’ex difensore dell’Arsenal e della nazionale inglese Tony Adams, a sua volta a lungo preda della dipendenza da alcol, ha fondato un’associazione che si occupa di aiutare sportivi con problemi di dipendenze, siano esse da alcol, droga o gioco. Una buona soluzione per far sì che il gioco rimanga tale per tutti, anche per chi teoricamente non avrebbe problemi di limiti di spesa.