In Italia il tema del gioco offre sempre spunti interessanti per dibattiti che faticano a trovare una conclusione degna. Negli ultimi anni ad interessarsi di questo argomento è stato soprattutto Francesco Gatti, imprenditore divenuto ben presto leader nella produzione delle macchine da gioco. Numerose sono secondo lui i motivi di attrito tra il settore dell’intrattenimento e il Governo, che se da un lato ostracizza il gioco, da un altro riuscirebbe comunque a trarne un profitto importante.
Francesco Gatti vanta una lunga esperienza nel campo dell’intrattenimento italiano. Dopo essersi laureato in ingegneria informatica a Parma, sin dai primi anni 2000 ha cominciato a collaborare con aziende importanti. Dal 2001 è delegato nazionale della SAPAR, un’associazione non commerciale che tutela gli interessi dei gestori di gioco dello Stato. Dal 2019 al 2022 è stato amministratore delegato di BETBUS srl., ma la maggior parte delle sue attività hanno riguardato Bakoo spa., un’azienda produttrice di slot machine, di cui è stato amministratore e CEO per oltre 20 anni, prima di sposare la causa della Bull Gaming srl.
Qualche tempo fa Gatti è balzato agli onori della cronaca con la pubblicazione del libro “Mangiasoldi”, nel quale ha voluto spiegare le limitazioni imposte da Governo nel settore dell’intrattenimento, che non hanno frenato però la nascita di nuovi spazi per giocare. Gatti non ha fatto successo giocando, ma producendo in prima persona le slot, che ancora oggi figurano tra le attrazioni più apprezzate nello Stivale, anche tra i giochi da casinò online. Il suo obiettivo è sempre stato quello di trovare un accordo con le istituzioni che guadagnano sui 4 miliardi di euro all’anno attraverso i giochi che loro stessi osteggerebbero. La regolamentazione del gioco non è appannaggio dei produttori, ma sempre dello Stato, chiamato a stabilire i parametri di ognuna delle centinaia di migliaia di slot funzionanti in tutto il territorio. Secondo Gatti, In Italia l’industria del gioco terrestre necessiterebbe di un processo di globalizzazione normativa, in modo tale che le regole anacronistiche vengano meno e ci si omologhi al resto dell’Europa. L’Italia è l’unico Paese in condizione di sistema concessorio e con tassazioni elevatissime. Le parole di Gatti lasciano intendere inoltre che la cultura del gioco venga recepita spesso in maniera errata dagli addetti ai lavori. “Slot e videolottery non sono la stessa cosa”, una frase che suona come un mantra sulla bocca di uno dei massimi esperti nazionali del gioco d’azzardo.
Nemmeno gli appassionati di slot sanno cosa si nasconda dietro ai meccanismi delle macchinette, spesso etichettate in gergo come “mangiasoldi”. In molti giocano dunque senza sapere come funzionano le slot machine, ma proprio quel nomignolo ha dato a Gatti l’idea per il titolo del suo libro, pubblicato nel 2015, in cui rimarca tutte le incongruenze del Governo italiano. Pur vantando una notevole percentuale di partecipazione sull’intero processo ludico, le istituzioni frenano la crescita e l’espansione del gioco. Gatti fa riferimento soprattutto alla percentuale di vincita che andrebbe a discapito dei risparmi degli utenti: è il 74% dei soldi investiti dai giocatori a poter ritornare indietro come vincita. Nel tempo non sono mancate accuse pesanti data la delicatezza del tema. In molti hanno puntato il dito contro Gatti sostenendo che anche lui si arricchisse grazie a questo sistema, del quale, però, fanno parte in primis i gestori degli esercizi e lo Stato stesso. Oggi esistono diversi tipi di slot machine, ma la situazione è sempre la stessa: così come nei casinò il banco gode del vantaggio della casa, nel contesto delle slot sarebbe lo Stato a comportarsi da banco. Nel respingere ogni critica, nel 2008 Gatti aveva pensato di ideare Safe Slot, una macchina volta ad arrestare il flusso di partite quando un singolo giocatore avvia partite senza soluzione di continuità, a tutela del gioco sano e responsabile.
Proponendo Safe Slot, Gatti voleva fornire un contributo importantissimo all’intero settore dell’intrattenimento. Si tratta in buona sostanza di un macchinario capace di percepire le quantità del denaro inserito dallo stesso giocatore in una macchinetta, in modo tale da riconoscere condotte nocive o rischiose per l’utente. Tuttavia, il progetto non ha mai superato la fase embrionale. Gli introiti sarebbero diminuiti infatti per tutte le parti e forse, alla fine, non ne sarebbe valsa la pena per nessuno. Ciononostante, la contesa a distanza tra Gatti e lo Stato è proseguita senza sosta. L’imprenditore è sempre fermo nelle sue convinzioni e vorrebbe che fosse cambiata l’educazione stessa al gioco, attraverso una sensibilizzazione mirata. Il gioco d’azzardo deve essere visto soltanto come una forma di divertimento e non come una possibile fonte di guadagno. D’altro canto, l’attenzione di Gatti nei confronti della tematica ambientale si è sempre fatta sentire, tanto che nel 2008, ai tempi della Bakoo spa, proprio lui fu insignito del premio Responsabilità sociale - ACMI 2008 ACMI per essersi distinto attraverso il suo impegno nel vasto settore del gaming.