Kunio Busujima: la storia del re del pachinko - -
Kunio Busujima: la storia del re del pachinko

Kunio Busujima: chi era il re del pachinko che ha sfruttato la recessione in Giappone

Il mondo del casinò è pieno di attrazioni dai colori sgargianti e dalle luci sfavillanti. Una di queste è il pachinko, l’invenzione che ha portato alla ribalta il compianto Kunio Busujima, uomo d’affari giapponese scomparso nel 2016 all’età di 91 anni. Fondatore e presidente di Sankyo, uno dei tre principali produttori di macchine giapponesi per pachinko, Busujima ha sempre condotto una vita piuttosto riservata, tanto che le informazioni pubbliche sul suo conto sono ridotte all’osso. Al momento della morte il suo patrimonio si aggirava intorno ai 5 miliardi di dollari, ma già nel 2014 Busujima aveva trasferito le azioni della propria società al figlio Hideyuki, che ha ereditato la gestione di Sankyo, di cui anche la sorella Akiko possiede delle partecipazioni.

La carriera di Kunio Busujima: miliardario grazie alle macchine per pachinko

Kunio Busujima era noto nel mondo degli affari per essere costantemente uno dei tre uomini più ricchi del Giappone. Già nel 2006 il suo patrimonio superava infatti i 5 miliardi di dollari e Sankyo era considerato il secondo maggior produttore mondiale di macchine per pachinko. Tuttavia, le attività di Busujima non sono mai state esenti da critiche. Così come Kenkichi Nakajima, altro nome di spicco legato all’intrattenimento giapponese, Busujima si stava arricchendo approfittando della recessione giapponese, in quanto chi aveva perso il lavoro o era in cerca di un impiego aveva naturalmente molto più tempo a disposizione per giocare alle attrazioni da sala. E il pachinko, nella fattispecie, ha sempre riscosso un seguito importante nel Sol Levante, al punto da essere inserito anche nell’offerta contenutistica dei casinò online, rivelandosi per gli asiatici un vero e proprio elemento di distrazione sociale. Le macchine più moderne ricordano in parte i vecchi flipper e in parte le slot all’ultimo grido. In media 20 milioni di giapponesi giocano ogni anno al pachinko, per un indotto equivalente a 170 miliardi di euro. Evidentemente, Busujima ha fatto leva anche sulla scarsa propensione di imprenditrici e giovani imprenditori ad abbattere le barriere della realtà aziendale locale, in un Paese che è sempre stato strettamente conservatore. Non a caso tra gli uomini più ricchi del Giappone rientrano anche molte persone che appartengono già alla terza età; soltanto in Germania l’età media è più elevata. A livello economico l’Asia registra molti più movimenti in India e in Cina. Da anni si lamenta una carenza imprenditoriale nel singolo Giappone, dove molti imprenditori preferiscono semplicemente gettare le basi per volare a condurre affari nelle Americhe.

Il fenomeno giapponese del pachinko

In Giappone il pachinko è fortemente radicato nella cultura del Giappone. Nel tentativo di farlo conoscere ai giocatori di Las Vegas, l’imprenditore Kazuo Okada ne promosse anche una variante alternativa nota con il nome di “pachislot”. Dal 2006 esiste persino un’accademia volta a formare nuovi lavoratori per alimentarne il business. Programmazione delle macchine, selezione di animazioni di sfondo, dinamiche di marketing: una volta terminati gli studi, ecco che si viene subito ingaggiati dalle aziende produttrici come Sankyo. Quella del pachinko è una tradizione piuttosto datata: l’attrazione avrebbe preso ispirazione da un gioco da tavolo importato dall’America nel 1924, curiosamente proprio un anno prima della nascita di Busujima. Solo nel 1948, però, vide la luce il primo salotto a tema a Nagoya, in un’epoca in cui si sentiva parlare molto poco di azzardo e le leggi sui locali volti all’intrattenimento erano molto più blande. In occidente, tuttavia, non tutti sanno esattamente cos’è il pachinko, le cui regole si rivelano però piuttosto lineari: in buona sostanza i giocatori devono inserire una piccola sfera nella macchina, che la fa cadere dall’alto verso il fondo del campo di gioco, costellato di ostacoli; rimbalzando tra barriere e pioli, la pallina può raggiungere determinate sezioni del campo che assegnano premi variabili, ma se cade sul fondo della parete la partita è automaticamente persa.

L’influenza di Kunio Busujima nell’intrattenimento giapponese

Nei primi anni 2000 si contavano almeno 300.000 lavoratori nell’ambiente e ben 14.000 sale dedicate al pachinko in tutto il Giappone. Numeri di gran lunga superiori a quelli riscontrati sempre nel Sol Levante per lotterie o corse ippiche, giusto per rendere l’idea. Anche se grazie al pachinko Busujima è sempre stato considerato tra gli uomini più ricchi del Giappone, il periodo d’oro del gioco viene individuato nella metà degli anni ’90, quando si registrò un picco di 30 trilioni di yen come volume d’affari. Oggi le sale da gioco faticano molto di più a generare introiti importanti. Negli ultimi tempi l’ambizione dei gestori è cambiata: lo scopo deve essere quello di garantire un ambiente confortevole e gradito anche alle donne e a tutti gli altri target di avventori che per un motivo o per l’altro hanno sempre preso le distanze dal gioco.