La roulette ha compiuto un percorso straordinario, prendendo le origini dei giochi che l’hanno preceduta e facendole proprie. L’ha fatto attraverso tre secoli di cambiamenti, innovazioni tecnologiche e soprattutto di storie che si sono susseguite. Al tavolo da gioco come in ogni altro parte del mondo. E un po’ la roulette ha cambiato la storia, così come i casinò: hanno fatto la fortuna e la sfortuna di personaggi famosi, ne hanno causato la felicità e l’infelicità. Le stesse case da gioco hanno potuto fiorire e prosperare, sebbene rimanendo sempre con gli stessi principi. Ed è un’evoluzione di cui non s’è mai sentita la necessità: anche oggi, tra nuovi modi di giocare e sfide alla roulette live online, il risultato è lo stesso di trecento anni fa. Il divertimento, l’adrenalina, l’attesa di un bacio della sorte. E c’è chi vince e chi perde: come nella vita.
Ma quanto conoscete questo passatempo? Oltre alle regole – s’intende -, il mondo della Roulette è tutto da scoprire. Per voi, ecco cinque curiosità!
La storia dell’uomo è segnata dal progresso in ogni suo aspetto, e il gioco non poteva costituire una eccezione. Si pensi ai primi rudimentali esempi di roulette. Pare che originariamente fosse uno scudo romano sul quale veniva girata una lancia. Nel medioevo, invece, la ruota di un carro sostituì lo scudo: il meccanismo chiaramente restava identico. Ed era molto simile all’Hoca, un gioco italiano e diffusissimo in ambito europeo tra 1600 e 1700: era una ruota con sei raggi attaccati ad un unico perno centrale, nel ‘cerchio’ si faceva girare una pallina che cadeva in una delle 42 caselle.
Negli stessi tempi, ecco inoltre il Birbisso: un gioco che fu però abolito per diventare famoso nelle regioni nord della Francia. Il Birbisso era in tutto e per tutto simile a una tombola: all’interno vi erano palline con un biglietto, queste indicavano un numero. I giocatori gestivano le scommesse sul tappeto, aspettando il numero di uscita oppure il colore giusto. Pari o dispari, alto e basso: sì, esistevano già. E a proposito di pari e dispari, ecco infine il gioco dell’E-O: due possibilità in un cilindro con quaranta caselle con lettere pari – E (da Even) e appunto lettere dispari – O ( da odds).
Del libro di Jacques Lablèe hai visto la copertina nell’infografica. E, effettivamente, la prima roulette vera e propria si fece largo nel 1765, al Palays Royal di Parigi. Nel primo casinò ufficiale, il gioco venne diffuso insieme ad altri giochi di carte molto famosi. Era composto dal classico cilindro con i numeri rossi e neri, in modo alternato. Vi erano inoltre lo zero e il doppio zero.
Tutto descritto minuziosamente nel libro di Lablée, un testo con un’idea di base assolutamente non scolastica: l’intento era quello di raccontare la vicenda di un ragazzo che diventa giocatore nella Parigi di fine Settecento. In quei tempi, la Francia s’era difatti arricchita grazie alle sale di gioco e grazie alla roulette stessa: nelle lettere del giovane alla moglie, espediente originale dell’intero romanzo, descrive alla perfezione il modo di puntare e il tavolo che fa da scenografia al gioco.
Dei giochi citati in precedenza, la roulette prende una propria forma. Una forma strana, vero. Perché dal primo copia l’idea della ruota con le caselle numerate e alternate in rosse e nere, dall’altro prende il tappeto di gioco con i numeri disposti su file da tre.
L’alternanza delle caselle tra rosse e nere è sempre tato un punto di partenza essenziale, anche perché inizialmente la roulette non aveva il colore verde per lo zero e doppio zero. Essi erano infatti rispettivamente di colore rosso e nero.
Francois Blanc era il più grande e famoso gestore di casinò della storia, artefice principale del successo di Monte Carlo. Blanc conosceva alla perfezione l’animo dei giocatori, e capì che le notizie di grosse vincite avrebbero portato nuovi giocatori. Tanti nuovi giocatori. Nelle cronache dei giornali inglesi e francesi, si possono trovare numerose notizie di giocatori anonimi capaci di portare a casa un bottino incredibile. Ma l’unica vittoria concreta era quella dei giornalisti corrotti, le cui tasche erano state generosamente gonfiate…
Il caso più clamoroso, comunque, resta quello di Ashley: un ragazzo americano che provò il tutto per tutto con i risparmi di una vita. Un solo colpo, un solo numero: era il 2004 e la fortuna gli sorrise. Da quel momento non ha più messo piede in una sala da gioco.
Benché molti giocatori cerchino sempre trucchi e sistemi per vincere alla roulette, questo gioco si basa prevalentemente sulla fortuna. E forse è anche qui che nasce il rapporto d’adrenalina con questo passatempo. Non sono stati nemmeno pochi i tentativi di applicare regole matematiche alla roulette: il caso più illustre è quello del più grande di tutti i tempi, Albert Einstein. Lo scienziato provò a costruire un modello matematico certo per poter vincere: la cosiddetta Teoria di Einstein sul gioco della roulette. Alla fine? Dovette arrendersi: concluse affermando che non esiste un sistema matematicamente infallibile e una configurazione matematica di puntate tale da annullare il vantaggio del banco.
“L’unico modo per battere la roulette consiste nel rubare i soldi mentre il croupier non guarda”, scherzava Einstein. Tuttavia questa conclusione non ha scoraggiato altri studiosi che nel corso degli anni hanno provato sistemi scientifici per sfruttare questo gioco. Qualcuno ha vinto, qualcuno ha perso. Qualcuno s’è lasciato andare, tra fortuna e caso.