I giochi di carte riescono a riunire amici o parenti anche con poche e semplici regole. Non è sempre necessario agire in squadra o calcolare meticolosamente i punteggi ottenuti. Il gioco Asso che fugge è infatti molto più immediato e sbrigativo, pur non rinunciando alla componente strategica. Si tratta di un passatempo particolarmente apprezzato e diffuso soprattutto a Napoli e dintorni, dove è conosciuto anche come Asso che corre o Saltacavallo. Ad ogni buon conto, anche in questo caso la fortuna fa sempre la sua parte.
In questo articolo tratteremo:
Per giocare ad Asso che fugge occorre un mazzo da 40 carte regionali. Per iniziare una partita bisogna essere almeno in 2, fino ad un massimo di 6 partecipanti. A differenza di quanto avviene nella maggior parte dei giochi di carte online, ogni giocatore dispone di 3 vite all’inizio della partita e il suo obiettivo è quello di evitare ad ogni giro di carte gli Assi. Se tra le regole del Tressette o tra le regole del 31 scopriamo che l’Asso è molto ambito, qui rappresenta invece la carta di minor valore. Il mazziere distribuisce una carta a testa e i vari partecipanti possono scambiarla soltanto con il giocatore alla propria destra, ignorando però il valore della carta che riceveranno. Ci sono però dei casi in cui lo scambio potrebbe non va a buon fine: se la persona alla quale viene richiesto possiede un Re, infatti, può bloccare il passaggio e lasciare la situazione invariata, mentre esibendo un Cavallo fa sì che la carta inizialmente destinata a sé finisca nelle mani del giocatore successivo. Entro la fine del giro, che viene completato quando tocca proprio al mazziere, bisogna cercare di non ritrovarsi in mano con una carta di basso valore, in quanto chi detiene il punteggio inferiore alla fine della mano perde una vita. Ad ogni carta è associato infatti un punteggio che va da 1 a 10, partendo dall’Asso per arrivare a 3. Consumare tutte le vite, comunque, non implica l’esclusione definitiva dalla partita, in quanto se un “morto” riesce a far rispondere uno dei giocatori ancora attivi ad una propria domanda può tornare in gara. La partita termina solo alla fine della sfida tra gli ultimi 2 giocatori rimasti.
La figura del mazziere è una delle più delicate nell’Asso che fugge. A lui non spetta soltanto il compito di mescolare le carte, ma anche quello di distribuirle a tutti in rigoroso senso antiorario. Le carte che avanzano vanno poi messe da parte, coperte. A dare il via alla mano è il partecipante posizionato alla destra del mazziere, decidendo se conservare la carta appena ricevuta da quest’ultimo oppure scambiarla con il giocatore successivo, il quale non può opporsi a meno che non possieda un Re o un Cavallo. Le regole del mazziere nell’Asso che fugge stabiliscono che, quando toccherà a lui, questi abbia la possibilità di scambiare la carta consegnatagli da un altro giocatore con quella che si trova in cima al mazzo coperto, senza coinvolgere dunque il partecipante che si trovava all’inizio del giro.
Le regole dell’Asso che corre sono piuttosto basilari. Non a caso stiamo parlando di un gioco molto in voga tra i ragazzini nei periodi di vacanza, sia d’estate sia a Natale. Di certo, la regola più stravagante e forse anche divertente è quella del “morto”, che consente a tutti i partecipanti di tornare in gioco anche dopo essere stati eliminati. Per recuperare una vita bisogna rivolgersi ai giocatori ancora in partita e strappare loro una risposta. Basta anche un solo sospiro o un cenno di fronte alla domanda di un giocatore che ha già perso le sue vite per farlo rientrare in gara. Non sembra esserci però un criterio fisso che governa questa regola: c’è chi sostiene che il “morto” possa sottrarre solo una vita alla sua vittima e chi afferma invece che gliele rubi tutte. Anche in virtù di questa regola, comunque, ottenere una trasposizione digitale dell’Asso che fugge è alquanto proibitivo, dal momento che quando si gioca online si ha difficilmente l’opportunità di comunicare a voce con gli altri. Non esistono particolari varianti del gioco: l’unica differenza può risiedere per l’appunto nell’interpretazione della regola sul “morto”.