L’incredibile popolarità che il gioco ha vissuto in Italia, più o meno a metà dello scorso decennio, ha portato il gergo del poker nella quotidianità di milioni di persone. Alcuni termini del gergo pokeristico sono rimasti talmente radicati nell’immaginario comune che oggi vengono utilizzati anche da chi di poker capisce poco o nulla.
Ma quali sono le parole che il gergo del poker ha prestato maggiormente alla quotidianità?
Nel gergo del poker Texas Hold’em, andare all-in significa investire tutte le chip a propria disposizione. Nel No Limit Hold’em, la versione più diffusa al mondo, i giocatori possono giocarsi tutto lo stack (cioè la dotazione di chip) in qualsiasi momento della mano. Questa regola si differenzia rispetto alle versioni Limit (dell’Hold’em, ma anche di qualsiasi altra variante), dove c’è un limite ad ogni singola puntata.
All-in significa letteralmente “tutto dentro” (nel senso del piatto), o parafrasando “mi gioco tutto”. Andare all-in è ormai un termine che usano moltissime persone, anche non giocatori di poker, quando devono indicare una situazione da dentro o fuori. Diciamo che “andare all-in” è un po’ una sorta di moderno “o la va o la spacca”.
A volte la va, a volte la spacca… nella vita, come nel poker!
Un altro termine del poker slang che si utilizza nella quotidianità è checkare, che deriva dal verbo to check. Check, per chi è anglofono, non è propriamente una parola nata nel poker, perché significa più generalmente “controllare”.
Nel poker, fare check significa lasciare la parola al giocatore successivo, cioè un modo per controllare (appunto) la situazione senza esporsi più di tanto: puntando, infatti, ci si espone al rilancio altrui, ma soprattutto si “dichiara” la propria intenzione a vincere il piatto. Il check, invece, è una tattica attendista.
Nella vita quotidiana, “fare un check” significa proprio analizzare le cose prima di prendere un’iniziativa.
Grindare non è una parola così utilizzata come all-in o check, ma è comunque molto in voga in una categoria di persone accomunate dallo stesso passatempo: il gaming.
Quando si gioca a poker, grindare significa principalmente ammassare grandi quantità di mani nel poker online, che a differenza del gioco dal vivo permette ad esempio di giocare su più tavoli, oltre a velocizzare enormemente il gameplay – dato che non c’è un dealer a dare le carte e raccogliere le puntate: è tutto automatizzato.
Grindare è però un termine che dal gergo del poker si è trasferito anche a quello dei videogame. Alcuni tipi di videogiochi, ad esempio, costringono il giocatore a ripetere più volte lo stesso livello, così da acquisire abbastanza forza o esperienza per passare al livello o al nemico successivo: anche in questo caso si parla dunque di grindare.
La commistione tra gergo del poker e gergo dei videogiochi non finisce però qui. C’è un’altra frase comune ad entrambi gli ambiti, tanto che è difficile capire in quale settore sia stata utilizzata per prima: GG WP.
GG WP è l’acronimo di “good game, well played”, ovvero “bella partita, ben giocata”. Nel poker online, si usa la chat per scrivere GG WP soprattutto quando si perde una mano contro un giocatore che è stato più bravo di noi, magari a bluffare o a indurci a chiamare la sua puntata con una mano migliore.
Nei videogiochi, l’ambito di applicazione è lo stesso: nelle sfide multiplayer, il giocatore sconfitto solitamente si ritira dicendo GG WP, pronto ad affrontare una nuova partita.