Cucù è un gioco di carte molto diffuso in Italia e che si pratica prevalentemente con i mazzi regionali. Pur non godendo della stessa popolarità di altre attrazioni che si realizzano con le carte napoletane e che figurano oggi anche tra i giochi di carte online, il Cucù è molto conosciuto, ma presenta delle origini controverse e a tratti poco chiare, tanto che è possibile imbattersi facilmente in altre denominazioni dello stesso gioco come Cucco o Passo l’asso. Alcune versioni arcaiche del Cucù, comunque, si giocavano già nel ‘700 in Abruzzo.
In questo articolo tratteremo:
Ad una partita di Cucù possono prendere parte anche più di 20 persone, il che lo rende un gioco molto gettonato soprattutto in occasione delle festività, quando si riuniscono familiari e amici e si organizzano serate di giochi. Quando il numero di giocatori diventa particolarmente elevato è possibile utilizzare tranquillamente un secondo mazzo di carte, senza apportare modifiche alle regole. Per chi conosce già il gioco potrebbe risultare improprio parlare di un regolamento del Cucù che sia uguale per tutti. A seconda delle regioni, infatti, si seguono spesso e volentieri indicazioni differenti, ma è comunque possibile individuare quelle che sono le regole più comunemente utilizzate. A ricoprire il ruolo di mazziere è chi si ritrova con il re di denari in un’iniziale distribuzione delle carte. In seguito si rimescola quindi l’intero mazzo per poi farlo tagliare al giocatore posizionato alla sinistra del mazziere. A quel punto, può iniziare la partita vera e propria.
Le regole del Cucù impongono che i vari partecipanti ricevano una sola carta a testa. I turni si svolgono sempre seguendo un senso antiorario e ogni partecipante può scegliere se conservare la carta ricevuta all’inizio o se fare a cambio con quella del giocatore successivo, che non può opporsi all’operazione a meno che non possieda un re, rendendolo ovviamente visibile a tutti. Il gioco prosegue fin quando non si arriva al mazziere, che opera per ultimo e di conseguenza non può effettuare scambi con un altro giocatore, ma può sostituire la propria carta con una prelevata dal mazzo. Se quest’ultima dovesse essere un re, lo scambio verrebbe bloccato esattamente come accade tra due giocatori. Alla fine del giro tutti i giocatori mostrano le proprie carte e chi detiene il punteggio inferiore viene eliminato, per cui si riprende con altri giri finché non rimane un unico vincitore. Ad ogni buon conto, un giocatore può avere anche più vite: una regola che di solito viene inserita semplicemente quando si è in pochi al tavolo.
Le varie carte utilizzate nel Cucù rispecchiano i loro valori nominali, dall’1 dell’Asso al 10. Ciò significa che all’atto pratico sarebbe possibile giocare anche con le carte francesi, limitandosi a rimuovere le figure dal mazzo. Chi registra il punteggio inferiore alla fine di un giro è tenuto a versare nel piatto una puntata legata alla vita appena persa, che insieme alle altre contribuirà a formare il montepremi finale. Di norma, prima ancora di cominciare il gioco i partecipanti stabiliscono infatti delle quote, delle sorte di puntate che devono essere uguali per tutti. Come intuibile, però, la particolarità del Cucù risiede nel fatto di poter personalizzare il regolamento a proprio piacimento. Nella variante del “Morto”, ad esempio, se un giocatore eliminato riesce ad attirare l’attenzione di un altro partecipante ancora in gioco, gli sottrae la puntata e rientra in partita al suo posto: una possibilità che non è prevista in altri giochi con le carte napoletane. Se il Cucù è tanto amato anche nell’era del digitale, è proprio per la sua originalità.