Le regole del solitario Napoleone: come si gioca? - -
Le regole del solitario Napoleone: come si gioca?

Le regole del solitario Napoleone: come si gioca?

Il Solitario è ancora oggi uno dei giochi di carte più diffusi e conosciuti in tutto il mondo. La particolarità di questo gioco, come intuibile anche dal nome, è che si può praticare da soli. Nel tempo sono state diverse le varianti del Solitario che hanno preso vita soprattutto in Europa: una di queste è il Solitario Napoleone, così denominato perché sembrerebbe che lo stesso imperatore ci giocasse durante il suo esilio a Sant’Elena.

In questo articolo tratteremo:

Solitario Napoleone: le regole

Per giocare al Solitario Napoleone occorrono 40 o 52 carte, pertanto bisognerà utilizzare un mazzo italiano o un mazzo francese. Va da sé che le mosse consentite sono leggermente differenti rispetto a quelle descritte nelle regole del Solitario tradizionale o a quelle delle varianti come il Solitario Spider. Lo scopo è quello di arrivare a formare 4 piccoli mazzi distinti, uno per ogni seme, che partano dall’asso fino a giungere al re. Prima di avviare una partita, i 4 assi vengono rimossi dal mazzo e posti in colonna sul tavolo. Le altre carte vengono poste ai lati degli assi. Se si gioca con 40 carte, si formano 4 file: 2 file da 10 e 2 da 8 carte, tutte scoperte. Se si adoperano 52 carte, invece, se ne pongono 5 sia a sinistra sia a destra degli assi e un’ultima fila conterà solo 8 carte, dato che non è presente un quinto asso a dividerla in due parti; il risultato sarà quello di 4 file da 11 carte e una fila da 8. A questo punto comincia il gioco vero e proprio e si è liberi di muovere unicamente la prima carta verso l’esterno di ciascuna fila. Quando una fila è libera, è possibile inserirvi qualsiasi carta. Il Solitario si completa dunque una volta che si sono spostate regolarmente tutte le carte sui 4 assi iniziali, così da realizzare 4 mucchietti che esibiscano sulla cima il re di ogni seme. Il Solitario Napoleone è noto per essere piuttosto complicato rispetto ai soliti giochi di carte online che spopolano oggi. Serve infatti adottare le giuste strategie per non incartarsi ed evitare di ricominciare da capo.

Solitario Napoleone: come spostare le carte

La difficoltà del gioco risiede nelle limitazioni e nelle restrizioni che interessano gli spostamenti delle carte. All’inizio è possibile collocare un 2 su un asso del medesimo seme, oppure una carta accanto ad una di valore subito più elevato o più basso, così da realizzare scale crescenti e decrescenti. Lo spostamento delle carte è utile per arrivare ai 2, indispensabili per iniziare a costruire i 4 mazzetti finali. Di norma, se si gioca con 52 carte si tende a liberare almeno un lato dell’ultima fila, una soluzione che si rivela fruttifera soprattutto se si crea un Solitario crescente. Se la si capovolge in una fila vuota è possibile liberare le carte dal valore meno elevato e spostarle su uno dei 4 mazzi principali. Attraverso le sequenze decrescenti, le carte dai valori più bassi finiscono con l’occupare infatti le posizioni più esterne delle file. Il gioco permette di agganciare due combinazioni distinte se le 2 carte più esterne sono consecutive in una scala ordinaria. Naturalmente, ciò non può avvenire con i re, che rappresentano le carte dal valore più alto e che quindi possono essere posizionati soltanto accanto alle regine, chiudendo una sequenza e bloccando tutte le altre carte presenti nella stessa fila, che può essere risbloccata solo per mezzo di una fila vuota.

Le origini del Solitario Napoleone

Sulla passione di Napoleone per le carte non si sa moltissimo, ma ciò che è certo è che l’imperatore era solito giocare molto spesso con il Solitario, che ebbe origine in terra transalpina durante la Rivoluzione francese. Le testimonianze in merito ci sono state tramandate da Willian Warder, chirurgo britannico della Royal Navy, che si trovava sulla nave della linea HMS Northumberland quando Napoleone fu condotto presso l’isola di Sant’Elena. Per tutta la durata del viaggio e anche una volta giunti a destinazione, Warden riuscì ad intrattenere numerose conversazioni con Napoleone, approfittando della presenza di un interprete. Il contenuto dei loro discorsi fu poi trascritto su un diario che il dottore inviò a Londra, dove fu pubblicato nel 1816. Fu proprio da queste pagine che apparve evidente il grande interesse di Napoleone nei confronti del Solitario, che molto probabilmente lo dilettava anche prima della deportazione. I Solitari difficili esistevano già da qualche tempo e per chi voleva allenarsi a spremere le meningi erano un vero e proprio hobby, ma non è possibile attribuire le origini dello specifico Solitario Napoleone a Sant’Elena: se oggi questa variante viene chiamata così è perché stando alle fonti più accreditate è con quelle regole che l’imperatore cercava di risolvere il gioco. Tuttavia, non c’è la totale certezza sul fatto che sia stato proprio lui ad inventare questa versione del Solitario.