Se si proietta nella propria mente l’immagine di un casinò, la prima figura che si visualizza è probabilmente quella della roulette, un’ingombrante struttura meccanica che da secoli, ormai, ha assunto di fatto un ruolo allegorico del casinò. Al contrario dei più comuni giochi di carte, infatti, la roulette trova spazio principalmente nelle sale di intrattenimento, delle quali è attrazione peculiare. Si tratta di un gioco ad estrazione, in cui l’abilità è relativa. Anche chi non è pratico al poker o al blackjack, quindi, può tentare la fortuna attraverso il variopinto disco rotante, provando a indovinare su quale dei tanti settori numerati si fermerà la pallina lanciata sulla piattaforma.
In questo articolo tratteremo:
La curiosità sulla nascita di un gioco che alla fin fine si basa su principi di fisica elementare è legittima. In sé per sé la roulette non presenta niente di rivoluzionario, dunque si potrebbe pensare che l’idea di realizzarla e proporla ai casinò sarebbe potuta venire in mente a chiunque. Invero, chi ha inventato il gioco della roulette non era partito con lo scopo di intrattenere gli avventori delle sale. L’intento era puramente scientifico. Tecnicamente, è al filosofo e matematico Blaise Pascal che si deve la creazione della roulette: il noto studioso del ‘600 stava portando avanti degli esperimenti sul moto perpetuo e voleva dimostrare ai suoi colleghi che fosse possibile ottenere un macchinario in grado di muoversi su se stesso senza ricorrere a fonti di energia particolari o dispendiose. Il progetto di base fu rimaneggiato più volte, ma sulla carta Pascal non vide mai la vera e propria roulette sul tavolo verde, in quanto il gioco si diffuse in Francia e nel resto del mondo parecchi anni dopo la sua scomparsa. La tesi secondo la quale Pascal abbia dato il via allo sviluppo del gioco rimane la più accreditata, ciononostante inquadrare di preciso chi ha inventato la roulette francese risulta essere impresa ardua anche ai giorni nostri.
Alcune teorie suggeriscono che la roulette sia derivata dalla “Girella”, un gioco italiano non molto conosciuto, ma c’è chi è pronto a scommettere che già gli antichi greci e romani si dilettavano lanciando delle frecce e delle lance sugli scudi circolari o tra le fessure delle ruote dei carri. La storia della roulette in Italia potrebbe essere cominciata dunque ancora prima dell’apparizione dei casinò nello Stivale, ma anche il “Biribissi” o “Birbisso” (una specie di tombola), l’“Hoca” e il “Portique” potrebbero aver ispirato la ruota numerata, che qualche ricercatore ritiene addirittura sia stata prodotta in Asia. Come se non bastasse, pure il “Roly Poly” e il gioco dell’”Even-Odd”, che andavano per la maggiore nell’Inghilterra del XVIII secolo, sembrano imparentati con la roulette: in entrambi i casi veniva infatti richiesto di lanciare una pallina all’interno di un cilindro.
La prima traccia storica dell’esistenza della roulette è stata individuata a Bordeaux e risale al 1716, ma solo nel 1765 il Palays Royal di Parigi mostrò pubblicamente questa nuova attrazione. A prima vista sembrerebbe un’ulteriore riprova del fatto che la storia della roulette sia cominciata in terra transalpina, tuttavia non si può escludere nemmeno che le roulette attuali non siano altro che la summa di molti altri giochi ad estrazione proibiti nel corso del tempo, modificati a più riprese per sfuggire alla messa al bando. Considerando che la storia del gioco non è stata delle più lineari, non sorprende apprendere che la ruota della roulette abbia conosciuto diverse rivisitazioni nel tempo. Anche alcune regole sono state ritoccate, motivo per il quale oggi esistono più varianti del gioco, sebbene lo scopo sia sempre quello di preconizzare un numero vincente.
Per chi non è avvezzo alle dinamiche del tavolo verde, un interrogativo è dunque d’obbligo: quanti numeri ha la roulette? La versione tradizionale presenta lungo il proprio perimetro 37 caselle, ad ognuna delle quali è associato un singolo numero. I numeri vanno dallo 0 al 36 e sono tutti colorati di rosso o di nero, con una perfetta alternanza, fatta eccezione per lo 0, il cui settore si presenta in verde. Da alcuni anni a questa parte la rete permette di giocare anche a distanza attraverso la roulette live, che interfaccia gli utenti con un casinò vero e proprio, ma sono stati parecchi i passaggi dell’evoluzione di questa attrazione che hanno portato il gioco a questo punto.
Ciò che forse non tutti sanno è che la primissima roulette contava anche un altro numero, ossia il doppio 0, anch’esso posto in una casella verde, sul punto opposto della ruota rispetto a quello occupato dallo 0. Un solo numero in più o in meno può fare notevolmente la differenza negli esiti del gioco, perché le probabilità di successo cambiano sensibilmente. Per andare incontro ai giocatori, i francesi ridussero la quantità di numeri a 36, eliminando il doppio 0: nella fattispecie pare che sia stato l’imprenditore Françoise Blanc, proprietario di alcuni grandi casinò del Vecchio Continente, a suggerire questa modifica. Il doppio 0 fu però prontamente ripristinato in America quando la roulette iniziò a spopolare tra gli stati a stelle e strisce. Non è un caso se negli USA sia la versione con 38 numeri a risultare maggiormente gettonata ai tavoli da casinò.
Una volta che l’attrazione si fece conoscere in tutto il globo, non rimaneva che scegliere in che modo giocare. Ad oggi sono stati definiti 3 tipi di roulette: quella francese, quella inglese e quella americana. La prima è chiaramente la versione più classica e diffusa, che oggi richiede la presenza di ben 3 croupier, mentre quella inglese differisce per l’assenza della regola dell’“en prison” legata al numero 0. Anche nella variante americana la regola dell’“en prison” è assente e all’uscita dello 0 o del doppio 0 le conseguenze per i giocatori sono diverse rispetto a quanto contemplato negli altri 2 tipi di roulette. Le strategie per vincere alla roulette non possono non essere diverse da versione a versione. Un ulteriore particolare che ci lascia intendere che in tanti hanno avuto modo di rimaneggiare il regolamento e che sarebbe forse improprio attribuire la paternità del gioco ad un’unica figura. Ogni versione della roulette può essere vista praticamente come un gioco diverso.
Un gioco che si fondava sulla fisica e sulla matematica non poteva non attirare l’attenzione degli intellettuali più brillanti anche negli anni a venire. Persino Albert Einstein si pronunciò sulla roulette, ad oltre un secolo di distanza dalla sua certificata esistenza. L’elaborazione di un modello matematico noto come “Teoria di Einstein” non portò però i frutti sperati: anche il mito della matematica dovette arrendersi di fronte al moto rotatorio che anima il gioco, riconoscendo l’impossibilità di determinare in anticipo su quale numero si sarebbe fermata la pallina lanciata dal croupier, per quanto ancora oggi c’è chi vuole dimostrare il contrario, basandosi magari sulle imperfezioni della piattaforma dovute all’usura del tempo. Anche le puntate più complesse sono finite nel mirino degli studiosi, ma la verità è che una spiegazione sulla roulette non può esistere per chi si intestardisce nel cercare chissà quale enigma irrisolto. Alla fine, secondo Einstein l’unica maniera per essere sicuri di vincere alla roulette consisteva nel rubare i soldi dal tavolo di nascosto. Parola di genio.